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Essenza dell’Asana

Il Jyotim

Essenza dell’Asana

La pratica, sostenuta da una buona tecnica, ci permette, attraverso un’esplorazione profonda, di poter giungere nel cuore dell’Asana.
Realizzare una lucida visione di noi stessi è saper guardare al di là di ciò che naturalmente appare.
L’ asana si può osservare da vari punti di vista, con differenti modalità, per esempio utilizzando una visione periferica o una visione concentrica. Queste due visioni possono essere associate l’una a un principiante e l’altra a un praticante di livello medio avanzato. La visione periferica vede la forma esteriore dell’Asana. Questo vuol dire lavorare in superficie, dall’esterno, e non significa non raggiungere la forma ottimale, estetica, ma solo che psichicamente quello è ancora l’obiettivo del praticante, quindi manca l’esperienza di ciò che l’asana dovrebbe produrre.
La pratica concede molti doni: per il principiante il più marcato (rilevante) è sicuramente l’emulazione. La sua attenzione è posta principalmente su azioni che gli possono offrire un appagamento estetico. Questa è la logica soprattutto di chi sta svolgendo il proprio apprendistato.
Tale visione non può che essere “periferica “, superficiale. L’ambizione del principiante lo porta a porre l ‘accento sulla riuscita “ad ogni costo” e quando esegue con raffinata eleganza si crea in lui una scissione tra l’Asana e la parte sensoriale profonda.
Tutto questo lo possiamo rapportare anche alla visione concentrica poiché anch’essa mira a una visione estetica appoggiando lo sguardo su punti specifici per riprodurre l’asana stessa. Quindi possiamo osservare che la visione periferica guarda l’insieme della “Forma”, mentre la visione concentrica sente “l’Insieme”, facendo riferimento a dei punti specifici.
Approfondite, sviluppate, superate e affermate queste visioni, il praticante, liberatosi da questi concetti, pur mantenendoli come mezzi, passa ad un livello avanzato, iniziando a sentire nascere spontaneamente in sé una terza visione: una visione o sguardo “Interiore”. Questo stato in cui il praticante osserva e sente da dentro, apre a una nuova dimensione e consapevolezza: l‘interesse, che non è più rivolto all’esterno ma a ciò che avviene all’interno, gli permette di avvicinarsi sempre di più al cuore della pratica. In questo stato nascono nuovi ostacoli che non sono più prevalentemente di forma fisico-meccanica ma di natura psico-fisiologica ed emotiva. Da questo momento l’esperienza della pratica diventa personale e l’unica guida è il soggetto stesso.
La perseveranza in una pratica continua nel tempo e un sentimento di amore verso tutto ciò, sono le componenti fondamentali che sostengono il praticante portandolo a nuove visioni ed intuizioni. Lasciando progressivamente la superficie, incamminandosi verso un’interiorizzazione sempre più profonda, aprendosi a una comprensione e a uno stato di coscienza dell’asana più Reale, colui che pratica perderà così l‘illusione del fare, dirigendosi e avvicinandosi in tal modo all’esperienza dell’Essere nel qui e ora, un lavoro che lo accompagnerà per tutta la vita .
Essere fedeli a se stessi comporta una “visione concentrica”: questa è l’Asana, un dono per il risveglio del “PROFONDO “.
La pratica “periferica” ha il compito di purificare l’attenzione al fine di dar vita ad una consapevolezza che può aprire la porta all’emozione.
La pratica “concentrica” è una meravigliosa fucina da cui può scaturire l’IGNOTO, le forze in campo ci guidano ad una comprensione sempre più profonda. Il “FARE“ è assolutamente lucido, il praticante ridiscute se stesso a mano a mano che l’Asana si trasforma.
C’è magia in tutto questo e ne siamo circondati… la bellezza sta nel CUORE.


Giancarlo Pitozzi
Senior Teacher Jyotim

www.kashiyoga.it

Kashi Yoga Travagliato, Rivoltella, Ospitaletto, Laziese e Lonato

THE ESSENCE OF THE ASANA

The practice, if supported by a good technique, allows us to reach the heart of the Asana through a deep exploration.
Realizing a lucid vision of ourselves means being able to look beyond what appears superficially.
The Asana can be observed from different points of view, in different manners, for example using a peripheral vision or a concentric vision. Of these two visions the former can be associated to a beginner and the latter to a medium-advanced level practitioner. The peripheral vision sees the external form of the Asana. This means working on the surface, from the outside. An aesthetically optimal form might be reached, which could be the practitioner’s psychic main aim, although he misses the experience of what the Asana should give rise to.
The practice grants many gifts: the most relevant one for the beginner is surely the emulation. He puts his attention mainly on the actions, which could give him an aesthetic fulfilment in return. This is the essential attitude of those who are doing their training.
Such a vison can only be peripheral, superficial. The beginner’s ambition brings him to focus on succeeding “at any cost”, and when he performs with great refinement he creates a division between the Asana and his deep sensory intelligence.
The concentric vision rests on an aesthetic vision, but essentially it relies on specific aspects in order to create the Asana. Therefore we can say that the peripheral vision looks at the form as a whole, whereas the concentric vision feels the whole of the Asana relying on very precise aspects.
Once these visions are developed, affirmed, deepen and overcome, the practitioner keeps relying on them and reaches a more advanced level, naturally experiencing a third type of vision, an inner look. He observes and feels from the inside, opening up a new dimension, a new awareness. He is no longer interested in what is happening outside, on the surface, but he is interested in what is happening inside, therefore he gets closer and closer the the core of the practice. In this phase the practitioner faces new obstacles that are neither physical nor mechanical, but psychophysiological and emotional. From this moment on his experience of the practice becomes more personal and he becomes his only real guide.
Persevering into the practice with a feeling of love is fundamental in order to reach new visions and intuitions.
The practitioner gradually moves from the surface towards a deeper embodiment, developing a more real awareness of the Asana. Practising in this way, he will distance the illusion of “doing” something, getting closer to the real experience of being here and now. This way of approaching the practice will guide him for the rest of his life.
Being true to oneself means having a concentric vision. This is the Asana, a gift to awake one’s depth.
The peripheral practice has to purify the attention in order to develop a form of awareness that can open the door of emotion.
The concentric practice is a wonderful source to allow the “unknown” to appear and to reach a deeper awareness. Such a practice is absolutely lucid, alert. The practitioner questions himself as he develops and transforms the Asana.
This is pure magic and one feels surrounded by that. The beauty dwells in the heart.


Giancarlo Pitozzi
Senior Teacher Jyotim

www.kashiyoga.it

Kashi Yoga Travagliato, Rivoltella, Ospitaletto, Laziese e Lonato